Generalizzazioni che uccidono il gioco

I golfisti spesso si arrovellano sugli errori passati proiettandoli nel presente,  soprattutto quando una gara è andata male col risultato di minare un po’ per volta la fiducia nel proprio gioco.
Quanto è successo in un giro passato appartiene al passato e basta!

Faccio un esempio:

Tee shot di una buca con fuori limite a destra e fairway stretto, un giocatore in gara manda due palle di fila fuori a destra e pensa:
“su questa buca faccio sempre out” questa è una profezia che si auto avvera

Torna sulla stessa buca il giorno dopo e ottiene lo stesso risultato confermando la sua profezia che si è auto avverata

Quando associamo emozioni fortemente negative ad una situazione, il nostro cervello la memorizza in modo permanente perché la considera pericolosa e deve poterla ricordare per metterci in allerta se in futuro si ripresenterà un contesto simile.

 

Il cervello non ha elaborato il risultato negativo ottenuto in quella situazione di gioco,         la mente ha prodotto questa profezia: vado sempre in out a destra
Ecco la generalizzazione che uccide il gioco

Il giocatore dovrebbe riguardare la gara a freddo ed essere consapevole che ogni giro e ogni colpo giocato non sono influenzati a priori dal passato, ma solo dalle risorse che lui è capace di usare nel presente.

Quando la mente è occupata da emozioni e pensieri sul passato, e preoccupata per ciò che potrebbe accadere nel futuro, è bloccata in una trappola.

Come liberasi dalla trappola delle generalizzazioni?

  1. Riconoscerle come false profezie prodotte da pensieri vaganti
  2. Considerare gli errori in campo come occasioni per migliorare il proprio gioco con buoni allenamenti
  3. Guardare ogni giro, ogni buca, ogni colpo come una sfida a sè
  4. Usare strategie e strumenti per tenere la mente nel presente
  5. Chiedersi: che cosa è importante e utile adesso per giocare questo colpo?

La nostra mente è come una scimmia che istintivamente salta da un ramo all’altro, non riuscendo a trovare pace e sprecando tutte le sue forze. La buona notizia è che la mente può essere allenata a capire quali sono i rami giusti e la scimmia guidata per calmarsi e andare solo su quelli utili allo scopo.

Quando il gioco si fa duro: chi imbuca il putt per vincere?

“Sentirsi in gara” così i buoni giocatori descrivono le loro giornate migliori, ma cosa vogliono per “sentirsi in gara”?
La pressione buona necessaria a sfidare le proprie abilità in campo.

 

Chi evita la pressione spesso lo fa per paura di fallire o di non essere all’altezza della situazione o degli avversari e così compromette il proprio potenziale agonistico.

Giocatori come Graeme McDowell o Jan Poulter, non sono fuoriclasse ma hanno sempre dato il meglio del loro gioco sotto pressione sia in Ryder Cup che sul Tour conquistando vittorie preziose, la simpatia e il tifo degli spettatori.

Per loro la pressione è il motore indispensabile, il divertimento, la cercano e la accolgono per giocare al meglio ed attingere a tutte le loro capacità.

Questa è la “pressione buona” che non viene dal misurarsi cn le aspettative di risultato né tanto meno dalla preoccupazione del giudizio degli altri; è un motore che parte da dentro di sé e che fa giocare ogni buca e ogni colpo col 100% della determinazione e della concentrazione come una sfida continua col campo.

Bisogna farsi forti ed uscire dalla “zona di comfort” che fa proteggere il risultato cercando di non fare errori nelle ultime buche o che considera il par del campo come un salvagente a cui aggrapparsi.

Vuoi usare la pressione a tuo vantaggio?
♥Guarda alla pressione come qualcosa di utile per “sentirti in gara”
♥Considera le situazioni di pressione come occasioni per far brillare il tuo gioco
♥Allena le situazioni di pressione quando pratichi ricreando gli scenari nella tua mente:
“giocherò questo putt sapendo che è importante per far vincere la squadra”
“giocherò a questo green sapendo che il mio avversario è in bandiera”
“sono all 18 e immagino il pubblico che fa il tifo per me, farò vedere dei gran colpi”

 

“Goal Setting” nel golf: la chiave del successo

Vuoi avere successo nel golf?
Coltiva un sogno a lungo termine per il futuro del tuo gioco, non aver paura di stabilire obiettivi ambiziosi: saranno di stimolo a lavorare per ottenerli, non la preoccupazione di fallire.
Quando sai che cosa vuoi ottenere, devi fissare il tuo “Goal Setting” con obiettivi di gioco e mentali, poi un piano d’azione con scadenze precise per raggiungere le tappe intermedie della strada che ti porterà all’obiettivo finale/sogno a lungo termine.

Perché stabilire obiettivi e piano d’azione è indispensabile?

1) Tiger Woods da ragazzino ha detto a sé stesso che voleva battere il record di Major vinti da Jack Nicklaus.
Avere un sogno a lungo termine dà motivazione intrinseca a lavorare duro

2) Avere obiettivi intermedi, come entrare a far parte della Squadra Nazionale,  obbliga a capire quali parti del gioco vanno migliorate e di quanto migliorare

3) Avere obiettivi a breve termine, che sono le prime tappe da raggiungere, dà al giocatore/trice:
Una direzione precisa per il lavoro da svolgere negli allenamenti e li ottimizza
Fiducia in sè e nel proprio gioco al raggiungimento di ogni miglioramento anche se piccolo
Motivazione e dedizione
Aiuta a superare i momenti difficili e i periodi di stallo nella performance
Riscontro immediato su quanto si sta avvicinando o meno al suo sogno finale

Il raggiungimento dei grandi successi è fatto di tanti piccoli passi quotidiani, così come un grande score è fatto da singoli colpi giocati uno alla volta con lucidità e determinazione.

L’impegno deve essere quello di spendere il 100% delle proprie energie non solo per abbassare gli scores, ma piuttosto per migliorare ogni aspetto del gioco sfidando continuamente sé stessi e i propri limiti.
Per raggiungere obiettivi ambiziosi, l’impegno, la dedizione e il percorso che si fa sono più importanti del raggiungimento dell’obiettivo stesso.
Tiger Woods forse non batterà il numero di Majors vinti da Jack Nicklaus, ma è una leggenda che ha cambiato il golf per sempre.

Padroneggiare la mente per essere pronti quando conta

Tiro con l’arco: Campionato Italiano Paralimpici Indoor
Medaglia d’oro e Record del Mondo nella Categoria “Non Vedenti
Medaglia d’argento nella Categoria “Assoluti”
Barbara Contini a Palermo raccoglie i primi successi di stagione grazie ad un duro lavoro di allenamento tecnico e mentale.

Per avere successo nel tiro con l’arco, non basta la tecnica, bisogna mantenere alta la concentrazione e controllare l’emotività soprattutto quando la posta in palio è di alto livello.

Barbara ed io abbiamo fatto alcuni mesi di preparazione mentale perché lei arrivasse “Pronta” all’appuntamento allenando questi strumenti:

  • Controllo della respirazione per gestire la concentrazione
  • Gesti rituali e dialogo interno per fermare il turbinio dei pensieri e tenere la mente nel presente
  • Tecniche di centratura del corpo e delle emozioni

Barbara sa di essere un’Atleta emotiva, abbiamo lavorato sull’accettazione e l’apprezzamento di queste sue caratteristiche che fanno parte del suo essere una Campionessa.
Le emozioni di tutti gli Atleti si intensificano nelle fasi critiche della gara e c’è un reale rischio di perdere la concentrazione.
Nel Campionato di Palermo, venivano dichiarati a voce alta i punteggi di ogni freccia (un aspetto non sempre usato dai non vedenti) e questo avrebbe potuto generare tensione ed ansia da risultato se non fosse stato fatto prima un serio lavoro per mantenere la mente nel presente di ogni singola freccia, tirata con il 100% dell’impegno e al meglio, indipendentemente dal risultato precedente o dalle aspettative successive.

 

Barbara si è preparata, ha anticipato negli allenamenti con grande consapevolezza quello che poteva capitarle in gara, compresi gli imprevisti e questo è lo strumento per vincere le medaglie!

Grazie Barbara, lavorare assieme a te è un grande onore e uno stimolo continuo a migliorare.

Sacca in spalla e pensieri nella testa frenano il gioco degli under16?

Mettiamo i giovani golfisti/e nelle migliori condizioni per esprimere tutto il loro talento!

  • caricarsi sulle spalle una sacca pesante in età della crescita, compromette il buon funzionamento dello swing e condiziona lo sviluppo di una postura corretta per la schiena
  • caricarsi la testa di pensieri ingombranti, toglie gusto al gioco ed equivale a voler correre veloci con uno zaino enorme in spalla.

Il Prof Antonio Memeo, Primario di Ortopedia infantile sostiene che i ragazzi under16 non debbano portare la sacca in spalla in quanto le strutture muscolo scheletriche, già ampiamente sollecitate durante il gesto atletico, sono ancora in fase di sviluppo.

Nelle rotazioni del tronco vengono utilizzati diversi gruppi muscolari: addominali, trasversi, gran dorsale, sotto scapolare oltre agli estensori dell’anca e buona parte di questi sono necessari per sollevare e portare in spalla la sacca.

I carichi eccessivi della sacca, che spesso viene portata su una spalla sola, possono condizionare anche una deviazione della parte strutturale della colonna (le vertebre) ed oltre ad affaticare i muscoli, li rendono meno elastici togliendo al movimento la scioltezza indispensabile per la buona riuscita del gesto atletico.
Molto meglio il carrello, soprattutto se a spinta, che coinvolge ed allena i potenti muscoli delle gambe mentre il carrello a trazione lavora con la spalla del braccio che tira retroposta ed in asimmetria.
Usate il carrello a spinta: meno di moda ma molto funzionale!

Parliamo ora dei pensieri che si affollano nella testa dei ragazzi, quanto pesano e come frenano il gioco?
Da tempo collaboro con Dr Patrick Cohn di Peak Sports che ha recentemente reso noto il risultato di un sondaggio effettuato su giovani di varie discipline sportive ai quali è stato chiesto di evidenziare le principali difficoltà/sfide con cui si confrontano, ecco quelle in testa alla classifica:

  • Fronteggiare pensieri negativi e dubbi sulle proprie capacità
  • Accettare gli errori senza esserne frustrati o pieni di rabbia
  • Avere preoccupazioni per il giudizio che altri daranno sul loro risultato in gara
    (genitori/maestro/media/compagni di squadra)
  • Sentirsi in soggezione in presenza di atleti più forti o blasonati
  • Quando una o più di queste difficoltà/sfide si insedia nella testa dei ragazzi, provoca un turbinio di emozioni negative che assorbono gran parte delle energie e consumano più o meno velocemente la loro concentrazione agendo da potenti distrazioni.

Notate bene che anche solo trasformare la parola difficoltà in sfida è un notevole cambiamento di atteggiamento.

Si possono aiutare i golfisti Jr ad aumentare la loro forza mentale ed essere concentrati solo sul gioco, esplorando a fondo ed in maniera individuale quali siano i pesi che si stanno caricando sulle spalle…molto spesso non lo sanno!
Il genitore ha un impatto enorme
sull’atteggiamento in campo dei giovani giocatori, perché è la figura di riferimento più importante per loro; pensate quanto peso hanno e quanto girano nella loro testa le parole usate per incoraggiarlo o per giudicare il risultato di una gara.

Non basta la semplice lettura di un libro o di un articolo scritto genericamente, la chiave di volta sta nella personalizzazione e nell’applicazione al gioco degli strumenti mentali adatti, nel coinvolgimento di genitori e maestro per alimentare la motivazione e la voglia di sfidarsi con lo sport in maniera sana.

Toccare con mano come cambia il gioco quando cambia l’atteggiamento è frutto di un impegno personale, di un allenamento, proprio come succede quando si impara un colpo nuovo o si mette a punto lo swing, riuscirci dà un senso di benessere e aumenta l’autostima.

Genitori di giovani golfisti: divertitevi anche voi!

Accompagnare i propri figli alle gare è un’esperienza gratificante?
Vi divertite con loro?

Seguire i propri figli nello sport è un momento magico per consolidare il rapporto di fiducia con loro, una buona comunicazione prima e dopo la gara li fa sentire capiti ed ascoltati.
Stanno affrontando le prime sfide della vita, le prime frustrazioni, se questi momenti sono vissuti in maniera costruttiva saranno strumenti preziosi nella scuola e in futuro nel lavoro.
Come genitori potete aiutarli a crescere attraverso le difficoltà, gli errori e le vittorie.

 

Genitori di giovani golfisti: fare domande giuste dopo la gara

I giovani giocatori di golf hanno come figura di rifermento principale i loro genitori e sono enormemente influenzati dal giudizio che ricevono sulla propria performance golfistica.

Siete genitori che aumentano la fiducia dei vostri figli nelle proprie capacità?

Quando lavoro con un golfista Jr, coinvolgo sempre nel programma la famiglia perché è importante che tutti viaggino nella stessa direzione, provate a rispondere a queste domande per capire se e quanto state aiutando i vostri figli a mantenere un buon atteggiamento in campo:Questi sono solo alcuni degli aspetti che condizionano il rapporto tra genitori e figli nel golf, ed è importantissimo saper fare le domande giuste prima della gara per non generare aspettative di risultato che pesano ed ingombrano nella mente dei ragazzi.
Fate capire loro che li apprezzate e li stimate comunque vada!!

Dopo la gara è bene lasciare un po’ di tempo per “raffreddare gli animi” sia nel bene che nel male per poter fare un’analisi oggettiva di ciò che è successo in campo e anche in questo caso, fare le domande giuste è fondamentale per poter imparare da ogni giro e migliorare.
Provate a chiedere loro quanto sono stati bravi a dimenticare gli errori fatti o guardare avanti e riprendere la concentrazione dopo una buca giocata male.

L’aspetto più importante per aiutare i ragazzi a giocare serenamente, è condividere con loro il fatto che gli errori sono parte di questo sport e che la bravura nel reagire fa la differenza.
Di seguito trovate il risultato di un sondaggio fatto da Peak Sports, su un campione di circa 3000 ragazzi di vari sport individuali e di squadra, per individuare le sfide più importanti che li mettono alla prova.

 

Concentrazione! Impariamo da Lexi Thompson al Major LPGA

Quante volte hai perso la concentrazione in gara?
Sai dove è andata e come riprenderla?
Ci sono situazioni di gara che destabilizzano il giocatore e lo portano a dissipare la propria concentrazione spendendo tempo su elementi che non possono controllare.
Così si consumano le risorse utili al gioco e si perde capacità di reagire.

Lexi Thompson composes herself on 18th green during the final round of the LPGA Tour’s ANA Inspiration golf tournament  (AP Photo/Alex Gallardo)

Vorrei condividere e commentare quello che è successo a Lexi Thompson, giocatrice top  LPGA, durante il Major “Ana Inspiration” per apprezzare la sua reazione ad una situazione imprevista e drammatica.  Nell’ultimo giorno di gara era al comando della classifica di 2 colpi e le hanno comunicato di aggiungere 4 colpi di penalità per fatti avvenuti il giorno prima e riferiti da uno spettatore via mail, si è così ritrovata due colpi dietro alla 12.

http://www.golfchannel.com/media?guid=sYMwx39A13jT_vuMmWgS0zE2ce1anj_G

Fatti non controllabili:
ruling punitivo e apparentemente assurdo
capovolgimento della posizione in classifica


Reazione  senza allenamento mentale

qui sono impazziti
ormai la gara è persa
ecco butterò via tutti gli sforzi fatti
sono vittima di un’ingiustizia
Conseguenza: deterioramento del gioco sensazione di impotenza e di fallimento che dura per giorni

Reazione con allenamento mentale:
Riconosco  la situazione su cui non posso impattare
Riconosco la frustrazione che ne deriva
Metto da parte
Recupero l’atteggiamento che mi ha portata prima in classifica
Uso gli strumenti mentali imparati ed allenati per riprendere la concentrazione
Gioco attaccando le buche rimaste come una sfida
Conseguenza: Lexi ha fatto 2 birdies di fila e si è riportata coleader

Rilettura della gara
:
>ogni giorno è un’occasione per imparare
>commenti di apprezzamento entusiasti da parte di molti altri campioni per la sua reazione


Questi gli strumenti vincenti per Lexi
:
Saper chiudere in una scatola ermetica le emozioni distruttive
Accedere prontamente al bagaglio di ricordi positivi e di capacità di reagire
Riprendere la concentrazione su piccoli obiettivi controllabili e utili al gioco nell’immediato
Mantenere la mente nel presente e giocare un colpo alla volta.

Chi ha visto il video avrà notato che la giocatrice ha manifestato emozioni forti, queste emozioni sono il colore della vita e vanno dosate sapientemente.
Lexi ha usato molto la respirazione per ricomporsi, non ha vinto la gara al play off, ma ha aumentato molto la fiducia nelle sue capacità e la sua “resistenza mentale”.
Grazie alla tenacia e perseveranza con cui ha allenato la sua mente, ha potuto chiudere il giro da vera campionessa e sapere di aver fatto passi avanti sulla strada del proprio successo.
Queste sono le doti che usano non solo i grandi giocatori, ma tutti coloro che vogliono mettersi al volante e guidare la propria mente verso i propri obiettivi.

Libera il tuo golf dalla paura

Vincere le proprie paure è un’esperienza altamente gratificante e aumenta la fiducia nel proprio gioco e l’autostima, Sam Snead diceva: “La paura è il peggiore degli ostacoli in campo”

Bisogna imparare a conoscere le proprie paure per affrontarle, vederle come un freno potentissimo che blocca la performance e toglie lucidità alle decisioni.

Immaginiamo la nostra mente come un contenitore, quando la riempiamo completamente di pensieri utili al gioco…funzionerà bene.
Quando  PRE-OCCUPIAMO la mente con le paure queste avranno usato tutto lo spazio disponibile dell’attenzione e rimarrà poco per le risorse utili.

Si può vincere la paura?

Quando mi dico: “non aver paura dell’acqua” i miei occhi guarderanno il diabolico laghetto e PRE-OCCUPERO’ la mente con le orribili conseguenze di finirci dentro.

Prova a sostituire le paure o pre-occupazioni con risorse utili, come scegliere un obiettivo preciso a cui vuoi spedire la pallina e ricordare a te stesso colpi belli fatti col bastone che hai scelto. Usa una parola chiave per incitarti e..fidati di quello che sai fare!!

Quando hai “Paura di perdere” stai riempiendo la mente di PRE-OCCUPAZIONI per evitare di fare errori stupidi o di pre-occupazioni per controllare la meccanica dello swing.
Pensa invece a come giocavi le prime buche di quel giro, mantieni lo stesso atteggiamento libero e resta fedele alla strategia di gioco che hai programmato per le buche che mancano.

 

Giocatori coraggiosi provano la paura e sanno come vincerla!
Il Mental Training aiuta a a scoprire dove affondano le radici delle tue paure in campo e insegna gli strumenti per sconfiggerle.

TORNO IN CAMPO! Recupero dopo un infortunio, sinergia di fisioterapia e tecniche mentali

Tutti gli sportivi che hanno subito un infortunio si chiedono: quando guarirò?

spalla pallina golfTornare in attività e riprendere le gare dipende sicuramente dalla riuscita dell’intervento del chirurgo ma tutto il percorso post operatorio può essere più o meno lungo e molto dipende dal creare attorno all’atleta un team efficace.

E’ fondamentale che ci sia sinergia tra l’aspetto fisico e quello mentale; integrare queste due tecniche permette di vincere la paura del dolore e l’incertezza di rifare il gesto atletico che è stato causa dell’infortunio, rendendo più efficace il percorso riabilitativo e riducendo i tempi di guarigione e ritorno all’attività sportiva.

Di recente ho collaborato con il fisioterapista Dott.Vito Curri dello Studio FDA di Milano sul recupero di un triatleta infortunato a clavicola e femore per caduta dalla bici e su me stessa per la ricostruzione della cuffia dei rotatori spalla destra (4 tendini!)

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Aspetti fisici  il fisioterapista deve:
>riportare l’arto alla sua completa mobilità in tutti i piani di movimento
>recuperare la forza muscolare che stabilizza l’arto
>recuperare la propriocettività dei movimenti

Il Dott. Vito Curri dice:
“E’ fondamentale che ci sia totale cooperazione tra paziente e fisioterapista, l’ottenimento di piccoli miglioramenti dopo ogni seduta alimenta la fiducia in una completa guarigione”

Come gestire il dolore e la preoccupazione di poter riprendere l’attività sportiva?

Aspetti del mental training:
>Accettazione del dolore: ristrutturare la percezione del dolore come una tappa che avvicina ogni giorno alla guarigione, invece che combatterlo come qualcosa di insopportabile
>Monitorare i progressi con obiettivi misurabili sia sulla mobilità che sulla forza muscolare per alimentare l’ottimismo sulla guarigione
>Visualizzazione: lo strumento che fa la differenza
L’atleta infortunato, guidato opportunamente dal mental trainer, immagina la funzionalità completa della parte infortunata e la sua completa guarigione compresa la mobilità su tutti i piani.
Con la visualizzazione viene facilitata sia l’accettazione del dolore sia la propriocettività del movimento, ad esempio l’equilibrio recuperato per la camminata o la scioltezza nell’esecuzione del gesto atletico.
E’ stato dimostrato con la Risonanza Magnetica Funzionale, che tanto più l’atleta rivede fuori campo con vivezza il movimento della parte infortunata, tanto più si attivano le aree celebrali normalmente preposte al movimento effettivo. Questo fa si che il recupero funzionale sia più rapido ed efficace.

Collaborando con Vito Curri, abbiamo potuto constatare come il supporto delle tecniche mentali abbia facilitato e velocizzato il suo lavoro di fisioterapista nel recupero post infortunio